Editore: Edizioni del Baldo
Codice: 9788867215072
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Il cibo in Italia si è fatto cultura negli anni settanta. La “ricchezza” del boom economico trovava il suo simbolo di abbondanza nella bistecca. Prima, durante e nel dopoguerra, la carne in tavola era un “lusso” per le feste comandate e il salame in cantina un vero tesoro. Poi carne tutti i giorni, in scatola, in gelatina, bollita, arrosto, allo spiedo… in salsa e in colore, anche artificiale. Carne fino a non poterne più. Figlia dello stesso progresso è anche l’agricoltura intensiva, con il suo carico di veleni, che ha spopolato campagne da genti e colture. Di conseguenza l’industria alimentare che ha trasformato il cibo in un frullato di chimica e gusti finti, gusti diventati più famosi di quelli naturali. La ribellione alla carne e alla depressione alimentare ha preso diverse strade: la via etica “non voglio uccidere per mangiare”, la via salutistica “la carne fa male”, la via del gusto “la carne non mi piace” la via dietetica “vegetariano è magro”, la via della qualità “riprendiamoci la conoscenza”. È così nato il movimento per un ritorno al biologico, all’inizio ben confuso con il vegetarianesimo; abbiamo importato la biodinamica e l’industria agricola ha iniziato a guardare alla lotta biologica e integrata. La medicina olistica con il suo carico di storia e tradizioni, ha affiancato quella ufficiale e… ci siamo messi tutti a dieta. Sono spuntate associazioni animaliste e ambientaliste e sono arrivati i macrobiotici, i vegani, i crudisti… con verità assolute. Poi… tutti dentro al supermercato, il supermercato in marketing, il marketing in pubblicità e la pubblicità in gloria...